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C’è un uomo che parte da Roma nell’estate del 2015, con una bicicletta carica di sogni e un bagaglio essenziale, senza smartphone, senza mappe digitali, dormendo tra i boschi, i fiumi e le stelle. È Luca Scacchetti, autore e protagonista del romanzo 6025 volte me, pubblicato da Castelvecchi nel giugno 2024. Sessantasette giorni in sella, oltre seimila chilometri fino a Capo Nord. Ma il dato numerico, nel titolo, è solo una cifra simbolica: sono le sue pedalate, certo, ma anche le sue metamorfosi, i suoi pensieri in corsa, i chilometri che diventano passi interiori, svolte dell’anima.

Scacchetti non ha scritto un diario di viaggio, ha scritto un romanzo. E in questo sta la forza del libro: trasformare la cronaca reale in narrazione visionaria, fondere le immagini del paesaggio europeo – l’Aurelia, le Alpi, le brughiere del Nord – con l’intimità di un percorso personale fatto di malinconie, slanci, errori e rivelazioni. Ogni incontro lungo la strada diventa personaggio, ogni bivacco diventa scenario teatrale, ogni salita è una prova iniziatica. L’autore oscilla tra l’autobiografia cruda e la scrittura simbolica, in un continuo dialogo tra corpo e pensiero, tra pedale e parola.

Il tono è diretto attraversato da un’ironia tagliente e da un’empatia che non chiede permesso. La lingua è viva, muscolare, ritmata come una gamba che spinge in salita. Ci sono pagine esilaranti, altre struggenti. Alcune notti in tenda valgono più di mille alberghi: raccontano l’inadeguatezza, la meraviglia, il coraggio di chi si scopre vulnerabile ma continua ad andare.

Il romanzo è anche una riflessione sul tempo: quello perso, quello riconquistato, quello che si dilata quando sei da solo sulla strada e non esiste nessun orario se non quello della luce. E su chi siamo quando non abbiamo nessuno a guardarci, se non noi stessi riflessi in una pozzanghera o nel vetro di una stazione.

6025 volte me è un libro che respira, che fatica, che suda e che sogna. Un libro da leggere come si vivrebbe un viaggio in bicicletta, senza tappe prestabilite, lasciandosi sorprendere, sostando quando serve, accelerando quando il vento è favorevole.

Per chi ama il cicloturismo, è un atto d’amore. Per chi cerca un romanzo sull’identità e sulla trasformazione, è un viaggio che vale la pena fare, anche solo voltando le pagine.

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